Da Windows a Linux: altre domande, altre risposte - parte 3

LVM, JFS e altre diavolerie.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 03-01-2002]

Cosa sono LVM e JFS?

Qui dobbiamo spingerci un poco nel "tecnico". LVM sta per Logical Volume Manager ed è uno strato software di isolamento logico tra il sistema operativo e le caratteristiche fisiche dei dischi installati sul computer.

Cercherò di semplificare: in pratica, le meccaniche (dischi fisici, o physical volumes) presenti nella macchina possono essere riunite in uno o più gruppi (logical voulmes), ciascuno dei quali è visto dal sistema come se fosse un unico "discone". Il vantaggio più evidente è che il singolo hard disk cessa di rappresentare un limite fisico alla dimensione dei filesystem, ma ve ne sono anche altri, tra i quali la possibilità di implementare il mirroring (duplicazione in tempo reale dei dati su dischi diversi) senza necessità di installare componenti hardware dedicate.

Un logical volume può essere ridimensionato in qualunque momento, aggiungendo o togliendo dischi. Sullo spazio logico da esso reso disponibile vengono definiti i filesystems, i quali possono, a loro volta, essere ridimensionati in un secondo momento: si noti che un filesystem può essere esteso senza neppure chiudere le applicazioni che vi gestiscono i porpri files. Non c'è male, direi.

JFS, invece, sta per Journaled File System: il sistema gestisce una specie di log delle modifiche effettuate sul filesystem, cosicché, in caso di crash della macchina, è in grado di ricostruire istantaneamente la situazione precedente alla modifica in corso nel momento in cui l'incidente si è verificato. In tal modo, l'integrità e la congruenza dei dati presenti su disco è praticamente certa in tutte le situazioni.

Li devo installare?

Dipende. Se si installa Linux esclusivamente per provare a "giocare" un po', probabilmente non vale la pena di addentrarsi nelle questioni più tecniche. E' sufficiente definire lo swap space (usato per la gestione della memoria virtuale, un po' come lo swapfile di Windows), e il root filesystem (che sarà usato per tutto il resto) scegliendo eventualmente "ext3" o "ReiserFS" come tipo di filesystem per quest'ultimo: si avrà, in modo del tutto trasparente, un journaled filesystem. Il tipo di file system per lo swap space è sempre "swap", c'è poco da scegliere.

Se invece si intende effettuare un'installazione più o meno definitiva, allora vale la pena di faticare un poco di più è attivare da subito il LVM, assegnandogli tutto lo spazio disponibile, eccetto quello riservato al root filesystem. L'effetto sarà quello di vedere tra i dischi del computer un "disco" in più: si tratta, ovviamente del logical volume appena definito. Al suo interno si dovranno creare tutti i filesystems desiderati, assegnando loro il tipo preferito (ad esempio, ancora "ext3" o "ReiserFS" per attivare il journaling). Il programma di installazione della Mandrake 8.1 facilita molto la vita: tutto viene gestito in modalità grafica, con tanto di menu a tendina.

Può accadere che subito dopo, in fase di formattazione, alcuni filesystem non siano riconosciuti: niente paura, si tratta di un problema "storico" del BIOS, che non sempre riesce a rileggere correttamente la tavola delle partizioni se non viene effettuato un bootstrap. Ci vuole un po' di pazienza: riavviate il computer; l'installazione riprenderà nel punto in cui era stata interrotta.

Quali applicazioni devo installare tra quelle disponibili sui cd?

Se avete molto spazio a disposizione e si tratta di una installazione di prova, vale la pena di installare tutto. Dopo un congruo periodo trascorso ad esplorare quanto disponibile, si potrà scegliere cosa "buttare".

In genere i programmi sono raggruppati per ambito di applicazione; vale la pena di installare tutti quelli facenti parte delle utilità di sistema, nonché entrambe le interfacce grafiche (Gnome e KDE); si potrà poi utilizzare quella che presenta il look-and-feel che più aggrada, tenendo presente che in Mandrake l'integrazione del sistema con KDE è più curata di quella con Gnome, mentre per Red Hat vale, generalmente, il contrario.

Installate sempre il compilatore C e tutte le sue librerie, anche se non avete intenzione di programmare (potete però evitare di installare i sorgenti del kernel). In tutti gli Unix (e Linux non si sottrae alla regola) il compilatore C è uno strumento indispensabile per la gestione del sistema: ve ne renderete conto la prima volta che installerete una patch del kernel o un programma distribuito in formato sorgente (di solito non c'è nulla di difficile, tutto viene effettuato automaticamente, ma senza compilatore siete bloccati).

Comunque, quello che non viene installato subito potrà essere aggiunto in seguito: quasi tutte le distribuzioni Linux dispongono di strumenti per l'installazione e la disinstallazione automatica dei pacchetti. Mandrake e Red Hat hanno entrambe "rpm": le installazioni si effettuano con pochi click di mouse, più semplicemente ancora di quanto avvenga in Windows.

Il mio computer non fa il bootstrap da CD: come devo fare?

L'installazione di Linux può essere effettuata anche partendo da floppy disk. Con la distribuzione Mandrake, per creare un floppy disk di installazione è sufficiente, da Windows, lanciare il programma "rawwritewin" che si trova nella directory "\dosutils" del primo CD; per le altre distribuzioni ci sono metodi analoghi: basta esplorare un po' i CD e salterà fuori qualche file README.TXT con tutte le spiegazioni del caso.

Che faccio se poi Linux non va?

Sono sicuro che non accadrà quasi a nessuno. Comunque, la premessa è che si tratti di una installazione di prova, buttata lì tanto per prendere confidenza con Linux e dargli un'occhiatina ravvicinata. Se proprio non va, tanto vale reinstallarlo.

Dopo i primi tempi si apprezzerà il fatto che con il Pinguino si può ragionare: un problema ha una causa, che può sempre essere individuata e rimossa. Non capita con tutti i sistemi operativi.

1 - Da Windows a Linux
2 - Linux e Windows si parlano?
3 - LVM, JFS e altre diavolerie

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