Un libro sulla generazione di questi anni: i Dink, giovani coppie affluenti e senza figli ('Double Income, No Kids'). La loro vita, anche familiare, radicata nel Web, nei suoi luoghi e nelle sue modalità di comunicazione.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-10-2001]
Ci sono libri che, al di là delle intenzioni dei loro stessi autori, riescono a porsi come una bussola per comprendere meglio il proprio tempo e come un affresco di una generazione, con i suoi miti e i suoi sogni, le sue aspirazioni e i suoi progetti, i suoi tic e le sue manie. Possono essere romanzi ma possono essere anche saggi; un saggio che si riesce a leggere senza gravità come un romanzo è questo Dink, edito da Castelvecchi, di Fiammetta Bonazzi, giornalista di Gulliver e di HappyWeb.
Chi sono i Dink, protagonisti di questo brillante saggio? Come recita il sottotitolo, sono "La generazione delle coppie. Doppio reddito, niente bambini" dall'acronimo inglese "Double Income, No Kids", trentenni, quarantenni, cinquantenni, circa 567 mila coppie che, secondo l'Istat, al 1998 non avevano mai procreato.
Per Bonazzi il mondo dei Dink è "diverso, rivoluzionario rispetto ai mondi precedenti. Per loro, il sibilo del modem che li collega al World Wide Web è un suono ormai familiare che apre un'immensa finestra sulla realtà parallela: un universo che contiene il presente ma anche tutto il patrimonio del passato e i semi del futuro. I Dink vivono in questo un flusso continuo, materiale e virtuale, all'interno del quale gli steccati anagrafici non valgono più nè valgono i ruoli, e dove regnano i miti dell'assenza della morte e del lifting estetico e psicologico praticabile a tutte le età. Ai Dink non importa del domani. Il futuro può attendere all'infinito. Anzi: il futuro è adesso, qui, sempre...".
I Dink sono e-trotters per eccellenza, come i protagonisti di "C'è post@ per te", che si conoscono e si tradiscono online; inoltre (non lo avrei mai detto) possono allevare i figli che non hanno dentro il computer. C'è un gioco chiamato Creatures in cui si può provare il brivido della genitorialità virtuale. Qui i bambini si chiamano Norn, vivono nel paese di Albia, sono gli esserini che nascono, crescono e si riproducono, hanno una propria personalità, desideri e bisogni.
Dopo un'oretta di gioco, i Norn passano dall'infanzia all'adoloscenza: allora bisogna pedinarli, tenerli d'occhio, stare attenti alle compagnie... Troppe responsabilità per i Dink che, cliccando cliccando, rischiano il pervasive computing, l'assorbimento della vita reale da parte della tecnologia. Ma anche questo lo possono tenere sotto controllo con Internet, grazie al sito della psicologa americana Kimberly Young. Il gioco di società più narcisista di questa generazione è l'egosurfing: contare, attraverso i motori di ricerca, quante volte si appare sul Web.
I Dink si dividono in tribù: gli Yetties, discendenti degli Yuppies, acronimo di Young Enterpreneurial Technocrats (giovani tecnocrati imprenditori) che telelavorano a casa, indossano zaini in cui infilare l'ultimo palmare.
Ci sono poi i Neensters (nome coniato da una società specializzata in brand di successo): Neen fa rima con screen (schermo) e i Neensters sono i creativi del Web, web-designer, creatori di videogame, e via dicendo.
Vicini ai Dink (ma più giovani) sono gli I-mode, nati in Giappone, che fanno il loro idolo dell'ultima generazione di cellulari (I-mode appunto), tanto che comunicano con messaggi scritti, anche uno di fronte all'altro.
Una delle parti più interessanti ed originali del libro è quella dei Dink-link; qui vengono recensiti decine di siti suddivisi in sezioni: da quelli di statistica sociale sulle nuove generazioni, a quelli di incontro per single, Fiori d'arancio per sposarsi, Psycodink di taglio psicologico, siti di moda e stranezze, siti per i Dink pentiti sull'essere papà e mamme.
Il saggio della Bonazzi è interessante ma contrasta con un altro e molto differente libro, uscito recentemente: Pura Vita, l'ultimo romanzo dello scrittore De Carlo, interminabile dialogo fra un padre di mezza età e la figlia adolescente. E' il primo romanzo inframmezzato da email e sms, segno che la Net Society non mette completamente fuori gioco l'essere padri e madri.
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