Considerazioni sulla crittografia

Il sistema Echelon spia le nostre comunicazioni, lo sappiamo. Dobbiamo quindi evitare di utilizzare la crittografia, in modo da passare inosservati? No. Probabilmente la risposta più appropriata, piuttosto, è crittografare *tutti* i nostri messaggi, anche quelli non importanti.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 01-06-2001]

Vorrei esprimere alcune considerazioni suggeritemi dall'articolo di Paolo Attivissimo su Echelon.

In particolare, ho qualche dubbio su un aspetto: il suggerimento di non usare la crittografia, per cercare di passare "inosservati". Mi spiego meglio: l'idea è assolutamente corretta e condivisibile, dato il modo in cui praticamente tutti utilizziamo la posta elettronica. Infatti credo che la maggior parte delle mail sia spedita "in chiaro", un po' perché trasporta contenuti "leciti", un po' perché, purtroppo, molti non hanno ancora capito che in rete non si è affatto anonimi, nè si ha garanzia di riservatezza.

(Vero è che il concetto di liceità ha confini molto variabili; si potrebbe distinguere tra nazioni a regime più o meno democratico e nazioni a regime totalitario - vi sono al mondo stati in cui l'uso di sistemi di crittografia è vietato e di anonimato non si parla neppure, per non dire della riservatezza, ma questo è un altro discorso)

In realtà, la crittografia, la più "pesante" possibile, è un'arma potente contro Echelon e affini, ma a una condizione: che la si utilizzi tutti, per ogni mail spedita, anche per quelle in cui si chiede semplicemente come stai (chiunque sia la persona a cui lo si chiede), anche e soprattutto! per quelle in cui si invitano a pranzo le colleghe (però, prima, è meglio spiegare loro come decrittografarle); potrebbe persino essere utile spedire qua e là mail assolutamente prive di contenuto, ma crittografate. Magari con una subject sospetto, del tipo "Povero me, sono stato intercettato da Echelon", o ananloghi.

Le conseguenze sarebbero due: primo, una mail crittografata non sarebbe più, di per sè, sospetta. Se tu spedisci o ricevi sempre cartoline, quando il postino si troverà tra le mani una lettera in busta sigillata si chiederà il perché, o, comunque, noterà l'"eccezione alla regola" (e questo è probabile anche nel caso in cui quel postino non abbia mai nemmeno sbirciato cosa c'era scritto sulle cartoline).

In secondo luogo, diventerebbe impossibile, o estremamente difficile ed oneroso, forzare tutte le mail per poi trovarci, nella maggioranza dei casi, i soliti saluti e baci.

Insomma, è giusto cercare di passare inosservati, ma varrebbe la pena di farlo nel modo che può comunque creare i maggiori problemi a chi decidesse, per un motivo o per un altro, di ficcare il naso nei nostri affari.

Alla fine, è una questione di "cultura" telematica; tutti quanti dovremmo fare uno sforzo, mettere da parte la solita pigrizia e attrezzarci per crittografare la nostra posta, facendo altresì il possibile per convincere i nostri corrispondenti a fare altrettanto. Rivolgo la predica in primo luogo a me stesso, perché anche la mia posta, salvo esperimenti tecnici, viaggia in chiaro.

Non posso che concordare con le conclusioni di Paolo: sappiamo di essere controllati, o quantomeno controllabili, perciò *prudenza*.

A rischio di ripetere cose conosciute ormai anche dalle canoniche pietre, chiudo ricordando l'esistenza di PGP, sofwtare gratuito ed open-source di crittografia (ne esiste anche una implementazione GNU basata sulla RFC2440 - OpenPGP, detta GPG), nonché di numerosi programmi di posta elettronica che con esso si integrano in modo più o meno completo: tra i tanti cito Pegasus Mail (freeware per Windows, ma funziona bene sotto Linux / Wine; utilizza il plug-in QdPGP) e The Bat! (shareware per Windows; il sito presenta anche un breve tutorial sull'uso di PGP per crittografare la posta, interessante non solo per chi usa The Bat!). Ed ancora in tema di privacy, installare un firewall sulla propria macchina consente in genere di scoprire (e tenere sotto controllo) un sacco di chiacchiere che le più disparate applicazioni scambiano in rete con non-si-sa-bene-chi. Provare per credere.

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