Il gran clamore sollevatosi attorno al Ddl Passigili sta placandosi ora con la fine della legislatura e la mancata approvazione del Ddl. Ma uscito dalla porta eccolo rientrare dalla finestra sotto mentite spoglie.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 23-03-2001]
Da tempo chi naviga nei siti di informazione legati al mondo della rete avrà notato che si fa un gran parlare del disegno di legge denominato Ddl Passigli. Questo progetto presentato tempo fa mirava all'eliminazione del fenomeno meglio noto come cybersquatting ed è nato come reazione al sensazionalismo suscitato dal caso Grauso, imprenditore sardo che ha registrato innumerevoli nomi a dominio, per poterli poi rivendere alle aziende richiedenti.
In tal senso il Ddl Passigli voleva introdurre una serie di limitazioni e di verifiche preventive alla registrazione di un nome a dominio, onde evitarne un uso indiscriminato. Tuttavia occorre riconoscere che non sempre alle migliori intenzioni seguono i fatti più adatti. In questo caso ad esempio, dimenticandosi della già esistente normativa in materia di tutela dei marchi depositati ed utilizzati che poteva essere sufficientemente adeguata, il disegno di legge finiva con il prevedere una serie di vincoli e limitazioni talmente minuziosi da rendere le operazioni di registrazione di un nome a dominio nella gerarchia italiana (un sito del tipo www.nomeazienda.it per intenderci) veramente scomode. Talmente scomode che la popolazione di Internet è insorta a suo tempo e per lungo periodo ha osteggiato in ogni modo l'approvazione del disegno di legge motivando tale comportamento sia con l'anacronismo di una legge che poneva troppi vincoli ad una realtà molto dinamica sia avanzando la prospettiva di un arretramento della già misera situazione italiana in materia di domini registrati: tale Ddl a detta dei suoi oppositori avrebbe finito infatti con il favorire la registrazione di domini internazionali o americani piuttosto che italiani.
Proprio quando la battaglia sembrava vinta ed il Ddl finiva per sempre in un angolo causa il termine della legislatura corrente che non riusciva ad approvarlo, ecco che un banale accordo di diritto privato reintroduce in linea di massima gli stessi principi di tutela del progetto di legge Passigli.
Lo IAT quindi vaglierà ogni singola richiesta confrontando i dati forniti per la domanda di registrazione con quelli in possesso di Infocamere ed accerterà il diritto di sfruttamento di quel nome da parte dell'impresa richiedente.
In questo modo l'accordo permetterà un duplice vantaggio: innanzitutto eliminerà con ogni probabilità la necessità per il legislatore di approvare il Ddl Passigli o altro provvedimento analogo, evitando in tal modo un insorgere del popolo di Internet ed una fuga di registrazioni in massa oltreoceano. In secondo luogo l'accertamento preventivo sulla sussistenza del diritto dovrebbe consentire di ridurre il contenzioso per registrazioni abusive e riappropriazione del nome a dominio indebitamente sottratto. Fenomeno che non è da sottovalutare datosi che una buona parte delle oltre 200.000 domande di registrazione mensili che pervengono allo IAT finiscono davanti al giudice.
A questo punto non resta che sperare in un atto di buon senso dei nostri governanti che dovranno evitare di incaponirisi sull'approvazione a tutti i costi del Ddl o sull'emanazione di un decreto dai contenuti analoghi.
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