Giovanni Floris, il popolare conduttore del Ballarò televisivo scrive un saggio acuto sui monopòli del nostro Paese, a partire da quello Telecom Italia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 07-12-2005]
Giovanni Floris, il popolare conduttore del talk show "Ballarò", in poco tempo si è conquistato un posto importante per bravura e simpatia accanto ai più colladauti Bruno Vespa, Giuliano Ferrara, Gad Lerner ed Enrico Mentana nell'Olimpo TV. Ora esce anche in libreria, con un bel testo, dal titolo "Monopòli. Conflitti di interesse, caste e privilegi dell'economia italiana", edito da Rizzoli.
Il libro avrebbe anche potuto intitolarsi "Figlioli miei, Liberali immaginari" parafrasando il saggio di successo degli anni '80 di Vittoria Ronchey che prendeva in giro una generazione di giovani "marxisti immaginari", perché Floris pone in risalto come, nonostante si parli sempre e comunque in abbondanza a proposito e sproposito di liberalismo e liberismo, in realtà di vera concorrenza nell'economia italiana ce ne sia sempre meno; l'Italia, in pratica, sarebbe diventata il Paese delle caste immobili: i figli dei giornalisti fanno i giornalisti, così medici, avvocati, docenti universitari, taxisti, imprenditori, politici, etc.
Il saggio, pacato e documentato un po' come lo stile televisivo di Floris tranquillo e implacabile, schierato ma mai gridato, comincia proprio dal prendere in esame il Monopolio delle Telecomunicazioni italiane, nel capitolo "La telerendita".
"E' una corsa contro il tempo. Bisogna sperare che questi soggetti economici riescano a trovare la loro redditività prima che sia troppo tardi: l'alternativa è che Telecom Italia rimanga di nuovo sola ad affrontare le nuove sfide del mercato, questa volta non più in virtù di una concessione legale, ma "di fatto" per manifesta superiorità. Per assenza di concorrenti. A quel punto, addio ai prezzi bassi e alla possibilità di scelta".
"Pensiamo all'ADSL, che consente di avere una connessione ad alta velocità sempre attiva, oppure all'ultima novità, la rete denominata VoIP, che permette di parlare a costo pressoché nullo con ogni parte del mondo. L'incumbent (Telecom Italia), se vuole gareggiare in questi settori è in grado di lanciare i primi servizi a prezzi bassissimi, disponendo di un sostanziale monopolio della rete. Il tempo che impiegano i concorrenti a trattare con lei l'accesso alla rete le permette di offrire i primi servizi, assoldare due tre modelle straniere e lanciare la campagna pubblicitaria".
"Ma il monopolista può permettersi persino di non partire per primo. Il concorrente che si proietta in una nuova impresa deve pur sempre passare per un collo di bottiglia e negoziare con l'incumbent l'accesso alla rete. E come sempre, mentre si tratta, possono partire gli spot con le modelle... In queste condizioni il monopolista è il primo motore dell'innovazione, perché può lanciare il nuovo prodotto velocemente a prezzi bassissimi. Aprire alla concorrenza, in Italia, può voler dire fermare l'innovazione. E, per converso, accelerare l'innovazione può voler dire fermare la concorrenza. Siamo al punto di non ritorno."
Floris conclude, con un appello alla politica, che non possiamo non condividere: "E' la politica a dover favorire lo sviluppo della concorrenza... a otto anni dalla privatizzazione mancano ancora sufficienti segnali di concorrenza, che ridurrerbbero i margini di profitto del dominante, ma sarebbero manna dal cielo per i consumatori e in definitiva per l'intero sistema imprenditoriale italiano che, per fare i soldi, dovrebbe ritornare a combattere sul campo.
Scheda
Titolo: Monopòli
Sottotitolo: Conflitti d'interesse, caste e privilegi dell'economia italiana
Autore: Giovanni Floris
Editore: Rizzoli
Prezzo: 15,50
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