È il materiale più duro che esista e appare proprio quando il grafene viene accusato di essere pericoloso.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-08-2013]
Se c'era un candidato a essere considerato il "materiale del futuro", questo era il grafene, almeno fino a oggi.
È infatti spuntato un serio concorrente: una supermateriale basato sul carbonio e chiamato carbyne, più resistente del già citato grafene e più duro del diamante.
Descritto in uno studio pubblicato su Arxiv, questo materiale è formato da una catena di atomi di carbonio congiunti alternativamente da legami tripli e singoli o da legami doppi consecutivi.
Secondo i ricercatori che hanno scritto lo studio, per spezzare una singola catena atomica all'interno della struttura molecolare del materiale occorre una forza di circa 10 nanoNewton, superiore a quella richiesta da qualunque altro materiale.
Un'altra caratteristica interessante è il comportamento, che cambia a seconda del materiale con cui il carbyne interagisce: per esempio, se si aggiunge una molecola di metilene a una sostanza altrimenti dura, essa diventa malleabile.
Le applicazioni ipotizzate sono molteplici: ci si aspetta che il carbyne e le nanostrutture basate su di esso rivoluzionino la nanotecnologia in tutti i suoi campi, ma anche i dispositivi opto-elettromeccanici (come le microlenti o i sensori) grazie alle doti di resistenza e leggerezza.
La notizia di questa scoperta potrebbe essere ancora migliore di quanto sembri poiché qualcuno sta intanto lanciando l'allarme circa la pericolosità del grafene.
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Una ricerca condotta presso la Brown University ha infatti dimostrato come il grafene sia in grado di perforare con estrema facilità le membrane cellulari.
Ciò significa, in pratica, che «questi materiali possono essere inalati involontariamente, oppure potrebbero essere iniettati o impiantati intenzionalmente come componenti di nuove tecnologie biomediche»: è possibile insomma che tale caratteristica possa essere molto positiva, ma anche molto negativa.
È stata quindi avviata una serie di studi per comprendere al meglio l'interazione del grafene con le cellule: solo quando tutto ciò sarà chiaro si potrà assolvere o condannare il grafene e progettare i nanomateriali in maniera sicura.
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