L'emendamento Fava è stato bloccato in aula, ma la questione non è ancora conclusa.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-02-2012]
Sei emendamenti soppressivi (presentati da PDL, IDV, FLI, API, PD e UDC) che hanno ottenuto 365 voti a favore (57 contrari, 14 astenuti) hanno cancellato il famigerato emendamento Fava, altrimenti noto come SOPA all'italiana.
Se fosse passato, chiunque avrebbe potuto chiedere e ottenere la rimozione dal web dei contenuti a lui sgraditi, senza la necessità dell'intervento di un giudice.
Agorà Digitale, che fin da subito s'era opposta all'emendamento, festeggia per bocca di Luca Nicotra: «Il voto contrario a larga maggioranza sull'emendamento presentato dall'onorevole Fava (Lega Nord) è l'ennesima sconfitta della strategia della repressione rispetto ai nuovi modelli di fruizione e creazione dei contenuti abilitati dalla Rete».
Nicotra non si ferma qui, e rilancia: «È arrivato il tempo di una stagione di riforme che promuovano una più aperta e innovativa diffusione di contenuti creativi e dei dati delle amministrazioni. Con un nuovo approccio l'internet aperta può essere un volano di sviluppo, anche tramite la nascita e la crescita di nuove ed innovative imprese».
Se la maggior parte della Rete italiana è soddisfatta, esistono anche voci contrarie come quella di Confindustria Cultura Italia.
«L'articolo» - afferma il presidente Marco Polillo - «non voleva mettere nessun bavaglio al web ma solo adeguare il nostro ordinamento alla disciplina comunitaria. La Direttiva europea dice che un sito o un Service Provider non è responsabile per i contenuti che altri mettono in rete per il suo tramite, quando ciò avviene a sua insaputa. La legge italiana ha stabilito che questa insaputa vale fino a che un giudice non dice al titolare del sito o al Service Provider che il contenuto è illegale. L'emendamento di Fava proponeva semplicemente di tornare a una reale insaputa».
Secondo Polillo, a rimetterci sarà «il mondo dei contenuti» che, «lasciato solo in questo modo, così muore». «Confidiamo in una decisione più ponderata da parte dell'AGCOM» conclude il presidente di Confindustria Cultura Italia, lasciando intendere che la partita ancora non è conclusa.
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