Lo spauracchio di Android convince Apple, che fa marcia indietro e garantisce agli editori autonomia sui prezzi delle app.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-06-2011]
Poche parole modificate nelle linee guida per l'App Store rappresentano comunque un piccolo terremoto, a tutto vantaggio degli editori.
Le modifiche, che entreranno in vigore dal prossimo 30 giugno, riguardano la possibilità di offrire in vendita o in abbonamento al di fuori dell'App Store gli stessi contenuti (riviste, giornali, libri, audio, musica, video) presenti all'interno del negozio virtuale.
Tale possibilità era regolata in origine dalla sezione 11.13 che obbligava chiunque intendesse seguire questa strada a praticare all'interno di App Store un prezzo migliore, o almeno identico, a quello praticato all'esterno.
Ciò significava per l'editore perdere almeno il 30% degli introiti da quanto venduto o offerto in abbonamento sull'App Store, essendo quella la percentuale trattenuta da Apple: per questo motivo molti - Playboy e il Financial Times in testa - hanno deciso di non offrire delle app, ma soltanto delle versioni accessibili via web.
Per gli editori la novità è importantissima: potendo praticare il prezzo desiderato senza più paletti possono stabilire anche che l'app costi più del servizio esterno, recuperando in questo modo il 30% che finisce a Apple da chi decide di acquistare l'app e offrendo comunque lo stesso contenuto a prezzo inferiore a chi preferisce passare dal web, risparmiando un po'.
In questo secondo caso Apple non guadagna niente dall'esistenza della versione ottimizzata per gli iDevice di un qualsiasi contenuto, tranne che in termini di immagine e popolarità: a causa dell'avanzata di Android è importante per l'azienda di Cupertino apparire ancora un punto di riferimento per chi sviluppa contenuti per il mercato mobile, anche se ciò dovesse comportare la rinuncia a parte dei guadagni sulle app.
Esiste ancora un'altra possibilità circa i motivi che possono aver spinto Apple ad agire in questa direzione: le autorità antitrust sia degli Stati Uniti che dell'Unione Europea avevano espresso serie perplessità circa gli obblighi originariamente imposti agli acquisti in-app e, per evitare problemi legali, Apple potrebbe avere deciso di agire in autonomia.
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