Il materiale pedopornografico sul suo Pc era stato scaricato da un malware.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-11-2009]
Nel 2007 Michael Fiola era un dipendente statale del Massachusetts e, come molti suoi colleghi, disponeva di un portatile fornito dal suo datore di lavoro.
Durante un controllo dei costi di connessione, il capo di Fiola si accorse che l'uso di Internet dal laptop era ben superiore rispetto a quello dei colleghi: circa quattro volte e mezzo; per questo, chiese a un tecnico di investigare.
Il tecnico scoprì sul portatile la presenza di materiale pedopornografico; iniziò così per Fiola un lungo iter giudiziario - che gli costò 250.000 dollari in spese legali, un secondo mutuo sulla casa e la vendita dell'auto - durante il quale si professò sempre innocente dando la colpa a un virus.
Infatti, dopo 11 mesi di processo una nuova perizia - eseguita dall'accusa sul portatile di Fiola - ha permesse di scovare la presenza di un virus il cui scopo è connettersi a siti pedofili (al ritmo di 40 al minuto) e scaricare immagini sul disco fisso.
Tutte le accuse sono state cancellate ma intanto Michael Fiola e la moglie, oltre ai problemi economici, hanno sviluppato disturbi di salute causati dallo stress per essere stati accusati ingiustamente e aver dovuto affrontare quasi un anno di vicende giudiziarie e pregiudizi.
Il procuratore generale dello Stato del Massachusetts non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito a questa storia, resa ancora più complicata proprio perché attribuire la colpa a un virus o a una terza persona è pratica comune, che rende scettici gli inquirenti.
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