I provider diventano sceriffi del web. I cittadini potranno fare la spia per escludere da Internet chi viola il copyright.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-09-2011]
Già lo scorso luglio l'AGCOM aveva tentato di emanare un regolamento che consentisse di scavalcare l'autorità giudiziaria e censurare il web per difendere il "sacrosanto" diritto d'autore.
Una prima bozza, meno spaventosa di quanto sembrasse all'inizio, era stata approvata ma alla fine è stato tutto rinviato a novembre, senza prendere una decisione ma anche senza rilevare la palese assurdità dell'intera proposta.
A novembre manca ancora più di un mese ma qualcun altro ha già deciso di riprovarci. Alla Camera dei Deputati è infatti approdato un disegno di legge volto a modificare gli articoli 16 e 17 del decreto legislativo 70/2003.
Presentato dai deputati del PDL Elena Centemero e Santo Versace e assegnato alla Commissione Attività Produttive, il disegno in primo luogo (è l'articolo 16) impone ai provider di disabilitare immediatamente l'accesso a Internet - non è chiaro se solo a chi immette contenuti proibiti in Rete o anche ai navigatori che vi siano incappati - qualora un «soggetto interessato» faccia una segnalazione in merito.
Se oggi è l'autorità giudiziaria che ha il compito di segnalare ai provider i contenuti da rimuovere, con la modifica proposta chiunque potrebbe pretendere la rimozione di un contenuto a lui sgradito e la disabilitazione dell'accesso alla Rete; e il provider sarebbe obbligato a obbedire, perché altrimenti - così continua la proposta - diventerebbe responsabile della presenza dei contenuti.
Quindi, per fare un esempio, eBay dovrebbe controllare che nessuno metta in vendita oggetti che legalmente non potrebbe rivendere: siamo all'obbligo della sorveglianza preventiva, peraltro rubricato sotto il titolo Assenza dell'obbligo generale di sorveglianza cui in effetti l'articolo, prima delle modifiche proposte, si riferiva.
Se qualcuno ancora avesse dei dubbi in merito all'obbligo di sorveglianza imposto ai provider non deve fare altro che leggere il comma c, che applica la responsabilità civile e penale «al prestatore che non abbia adempiuto al dovere di diligenza che è ragionevole attendersi da esso e che è previsto dal diritto al fine di individuare e di prevenire taluni tipi di attività illecite».
Ed è sempre il comma c a obbligare i provider ad applicare dei filtri «per evitare che siano commesse nuove violazioni della stessa natura da parte degli stessi soggetti»: ossia, detto in altre parole, a escludere dalla Rete tutti coloro che sono sospettati di fare l'upload o il download di materiale protetto dal diritto d'autore.
Infatti i provider non devono filtrare soltanto i servizi direttamente connessi al peer to peer ma anche tutti quelli che potrebbero essere usati per violare il copyright: praticamente qualunque strumento permetta l'invio o la ricezione di dati.
Se non ottempereranno, ricadrà su di loro la responsabilità civile e penale; e perché siano obbligati ad agire, basta la segnalazione di un semplice cittadino.
Scarica il disegno di legge in PDF dal sito della Camera dei Deputati.
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