Il ministro della cultura francese continua a difendere il suo progetto di legge Hadopi; il sindacato dei discografici rincara la dose ritenendolo attuale, nonostante il voto del Parlamento europeo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-09-2008]
Com'era prevedibile, la Francia non demorde nel difendere a spada tratta gli interessi dei discografici e riafferma la "dottrina Sarkozy" per bocca di Christine Albanel, responsabile del dicastero della cultura e delle comunicazioni. Un modo come un altro per ricordare, neppure troppo sommessamente, che anche la cultura ha un prezzo e peggio per chi i soldi non li ha.
A difesa della risposta graduale contenuta nel progetto di legge Hadopi noto anche come "Création et Internet" e giudicato dal Parlamento europeo una "inammissibile restrizione ai diritti ed alla libertà degli utenti" la Albanel ribatte che l'emendamento 138 non farebbe che consegnare direttamente al giudice penale tutti coloro che si rendano responsabili di una violazione al diritto d'autore, mentre la regola dei "tre schiaffi" interporrebbe un'autorità amministrativa tra la violazione ripetuta e la sanzione.
L'accettazione dei principi contenuti nell'emendamento 138 viene inoltre presentata come il "rifiuto di un'attività pedagogica e di prevenzione, quindi ben ancorata al diritto comune come riconosciuto via via da un sempre maggiore numero di nazioni, come ad esempio l'Inghilterra".
Invece la certezza della ultrattività della legge Hadopy da parte della ministra riposa evidentemente su due fattori o meglio su due esimenti contenute nel "pacchetto telecom". La prima fa riferimento alle "cause di forza maggiore o alla necessità di mantenere l'integrità e la sicurezza della rete"; la seconda è invece contenuta nella relazione stessa dell'Europarlamento, che ha comunque deciso di non ingerirsi direttamente nei modi in cui ognuno degli stati membri amministra le telecomunicazioni in casa propria.
In sostanza, per farsi intercettare basterà una semplice richiesta al magistrato accampando per esempio falsi sospetti di terrorismo; e se poi le intercettazioni riguardassero soltanto download illegali, pazienza: vuol dire che la prova di un reato sarebbe comunque evidente e perciò il magistrato si troverebbe almeno in teoria obbligato a procedere.
Sulla base di ciò, le affermazioni di Guy Bono e Daniel Cohn-Bendit, eurodeputati coautori dell'emendamento 138 che chiamano "certificato di morte della risposta graduale" il voto del 22 settembre e affermano come l'Europa costituisca l'ultima barriera contro le velleità liberticide di certi stati, sembrano abbastanza ottimistiche.
Fanno eco pure quelle di Jérémie Zimmermann, cofondatore di "Quadrature du Net" che si sbilancia ulteriormente: "E' una buona notizia per la democrazia e le industrie culturali farebbero assai meglio ad adattare il proprio modello economico alle tecnologie digitali rivedendo gli eventuali problemi strutturali, piuttosto di provare a scippare il diritto comunitario".
Ma al dilà dei trionfalismi della prima ora, è bene non farsi soverchie illusioni perché il cammino del pacchetto telecom è ancora lungo e non privo di insidie; la procedura di ratifica durerà ancora mesi e mesi e il testo emendato dovrà essere trasmesso e approvato dal Consiglio e dalla Commissione.
Sarà quindi esposto alle ulteriori pressioni da parte delle major che vantano, nella sola Francia una presenza lavorativa di circa 500 mila persone ripartita tra i diretti operatori e l'indotto.
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