L'attacco di gennaio aveva come obiettivo la sottrazione di codice sorgente. Le autorità di Pechino promettono rappresaglia contro gli hacker, che ogni mese sarebbero responsabili di un miliardo e mezzo di attacchi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-03-2010]
Non era né una bravata di studenti né un test di abilità l'attacco portato contro Google e diverse altre aziende a metà gennaio, ma aveva un obiettivo ben preciso: la sottrazione di codice sorgente.
I risultati delle indagini, tuttora in corso, hanno spinto Pechino a voler collaborare con Google per venire definitivamente a capo del mistero, a patto che vengano presentate le prove: "Se Google ha le prove che gli attacchi sono venuti dalla Cina, il governo cinese accoglierà con piacere le informazioni e punirà severamente i responsabili" ha dichiarato il viceministro per l'industria e l'informatica, Miao Wei.
Dopotutto il maggior motore di ricerca non ha ancora presentato una denuncia scritta, cosa che le autorità di Pechino non hanno mancato di far rilevare.
"Se la società sceglie di ritirarsi dal mercato cinese" - ha dichiarato ancora Miao Wei - "deve far fronte a certe procedure secondo la legge e i regolamenti e affrontare i problemi dei clienti che dovessero emergere".
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