Povero open source, dimenticato e bistrattato...
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-12-2001]
Ma le contraddizioni non finiscono qui. Il Regolamento infatti enumera i casi di esenzione dall'obbligo sia del bollino, sia della dichiarazione sostitutiva, naturalmente "sulla base di accordi preventivamente conclusi con la S.I.A.E", che potrà concedere ulteriori esenzioni "in considerazione della evoluzione tecnologica". Sono esenti, ad esempio, i programmi destinati esclusivamente alla funzione di ausilio o supporto per i disabili e quelli accessoriamente distribuiti nell'ambito della vendita di licenze multiple (insieme allo hardware? Gli estensori del Regolamento non si sono preoccupati di precisarlo). Risultano esenti, inoltre, drivers, aggiornamenti, patches e i programmi destinati esclusivamente al funzionamento di modem e telefoni cellulari.
Particolarmente interessanti risultano due ulteriori categorie di programmi per le quali è prevista l'esenzione: la prima è rappresentata dai programmi distribuiti gratuitamente dal produttore e comunque col suo consenso, in versione parziale ed a carattere dimostrativo. Si tratta di una definizione tutt'altro che chiara; infatti è discutibile, per esempio, se vi possano rientrare gli shareware e, assai verosimilmente, non vi rientra l'open source (che, per sua stessa natura, non ha senso distribuire in versione dimostrativa).
La seconda categoria è costituita dai programmi distribuiti mediante download su personal computer, "se detti programmi non vengano registrati a scopo di profitto in supporti diversi dall'elaboratore personale dell'utente, salva la copia privata". Ora, poiché lo scopo di profitto è nozione che non coincide con quella più restrittiva di "fini di lucro", ricomprendendo qualsiasi vantaggio anche non immediatamente patrimoniale, c'è da chiedersi se sia possibile, per esempio, utilizzare il CD ricavato dal download delle distribuzioni di Linux (o di altri software disponibili a titolo gratuito) su personal computers diversi da quello sul quale il download è stato effettuato. E' vero infatti che viene fatta salva la possibilità di detenere ed utilizzare una copia privata (una sola, si badi bene, nonostante la libera distribuzione del software open source sia addirittura caldeggiata dagli autori), ma cosa accade se quella copia viene utilizzata a fine di profitto? E il profitto può consistere, per esempio, nel risparmio che un associato di uno studio professionale o un imprenditore realizzi utilizzando su tutte le altre macchine dello studio o dell'azienda il CD originato dal download sul proprio computer? In questo ed in consimili casi, sarebbe quindi necessario richiedere il rilascio del bollino?
E dire che il Regolamento in questione avrebbe dovuto specificare l'ambito di applicazione della nuova disciplina sul diritto d'autore! Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i dubbi non sono affatto diminuiti, anzi, ed i contrasti interpretativi non mancheranno di certo. Sarebbero state necessarie, in una materia tanto complessa, una maggiore precisione terminologica ed una reale competenza tecnica: è ovvio, purtroppo, che non vi può essere la prima, se non vi è la seconda. Ma superficialità, approssimazione ed incapacità di utilizzare correttamente le indicazioni dei "tecnici" della materia da disciplinare sono purtroppo vizi storici del nostro legislatore e non ce ne possiamo stupire. Certamente però tali vizi appaiono tanto più censurabili, nel momento in cui le violazioni delle norme sul software sono considerate reati e come tali penalmente sanzionate.
Mi pare che non resti molto da aggiungere: al contrario degli estensori del Regolamento, l'avvocato Bianco è stato chiarissimo. In poche parole, ci troviamo di fronte ad un nuovo "peccato originale", dal momento che chiunque utilizzi un computer rischia di ritrovarsi nella scomoda posizione di reo, senza peraltro avere attuato comportamenti men che onesti. Basti pensare alla confusione creata in materia di open source, la cui esistenza ed essenza sono state colpevolmente ignorate dal legislatore.
Insomma, l'unico modo per vivere sonni tranquilli sembra essere comperare l'indulgenza, sotto forma di software prodotto dai soliti che ben conosciamo e che, guarda caso, saranno lieti di farcelo pagare caro e salato.
Di una cosa, però, possiamo davvero rallegrarci: siamo dispensati dall'obbligo di appiccicare il bollino sul display dei nostri telefoni cellulari. Visti i tempi che corrono, non è cosa da poco.
1 - Lo strapotere della S.I.A.E.
2 - Davvero una gran confusione
3 - Povero open source, dimenticato e bistrattato...
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