CeBIT: istruzioni per l'uso, in controtendenza - Parte 4

La sorpresa più bella



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-03-2002]

Ed il terzo giorno, eccolo, lo stand Suse: tutto in verde, come da copione, con un ampio spazio attrezzato a sala per conferenze, anche questo gremito. E' prossimo il rilascio della versione 8 della distribuzione: compilando un modulo si partecipa all'estrazione che ne assegnerà in omaggio un certo numero. Avvicinarsi al tavolo dove si distribuiscono e compilano i moduli è un'impresa disperata.

Ma a pochi passi, proprio quando sono convinto di avere ormai scovato tutti i pinguini possibili, mi imbatto nel "Linux Exchange Stand", un'altra area interamente incentrata su Linux, alla quale partecipano numerosi espositori. Uno è la ServeLinux, che produce server dalle caratteristiche di avanguardia: tra queste spicca, ad esempio, la connettività di rete wireless integrata. Il sistema operativo è, ovviamente, Linux. Probusiness propone una coppia di macchine Linux in alta affidabilità: uno dei computer ospita una applicazione, un altro è pronto ad attivarsi in caso di guasto del primo. Partecipo in prima persona alla demo: spengo brutalmente la macchina attiva. Nel giro di un minuto o poco più, il monitor grafico segnala che l'applicazione è ora eseguita dal secondo computer. Riaccendo il primo, passa un altro minuto, e l'applicazione "ritorna a casa". Non è certamente una novità assoluta, neppure per Linux, ma vedere uno high availability cluster in azione è sempre un poco emozionante.

Nel Linux Exchange scovo anche un "infiltrato": Starnet propone un software X-server che consente di visualizzare in Windows, attraverso la rete, le finestre di applicazioni eseguite su macchine Linux. Non è un programma per Linux, faccio notare. Vero, ma permette di utilizzare programmi che girano su server Linux, pur lavorando in Windows sul proprio computer. Birichini, in realtà il server può essere uno Unix qualunque, dato che "X" ne è il sistema grafico standard: infatti, solo un paio di anni fa, Starnet non paralva di Linux per pubblicizzare il proprio prodotto.

Tant'è: evidentemente il Pinguino è lo Unix più in voga del momento, e questa è sicuramente una constatazione interessante.

Il volo di rientro da Hannover al termine della maratona di tre giorni mi lascia finalmente il tempo di riflettere. Primo, Linux c'è: non è più così raro che un'azienda decida di basare il proprio business sull'open source o, quanto meno, di cogliere le opportunità che esso offre. In effetti, tra le ragioni indicate dagli espositori c'è sempre la possibilità di offrire prodotti di alta qualità a basso costo, dal momento che si tratta di un ottimo sistema operativo e non si spende denaro per la licenza software. Secondo, chi propone Linux lo fa sapere con evidenza: segno che il supporto al pinguino non è scontato. In altre parole, non dichiarare il sistema di riferimento equivale a dire "Windows": tale è il default.

Ma l'esposizione in bella vista del "Penguin Logo" indica pure che il supporto a Linux è percepito come un plus, una caratteristica di pregio del prodotto, un modo per distinguerlo dalla massa: un'opportunità tanto per il produttore quanto per l'utilizzatore. La speranza è che la tendenza continui e la realtà Linux, ed open source in generale, cresca: la libertà di scelta e la concorrenza non possono che giovare alla qualità del software, e ce n'è davvero bisogno.

Questo articolo CONTINUA...

1 - Illusione e disillusione
2 - Telefonini spaziali
3 - Obiettivo Linux
4 - La sorpresa più bella

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