E i provider siano responsabili dei contenuti che fanno transitare.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-01-2009]
Sta girando in rete un documento, in formato Pdf, reso noto da Altroconsumo: si tratta di una proposta di legge che sembrerebbe ideata dalla Siae.
Nonostante la Società degli Autori e degli Editori neghi la paternità, una rapida occhiata alle Proprietà svela come proprio la Siae figuri alla voce Autore; inoltre, i riferimenti all'interno del testo sono inequivocabili.
Scopo della proposta - peraltro espresso in maniera generica - è ridefinire la distribuzione dei contenuti digitali, ma il modo in cui questo dovrebbe avvenire si presta a varie interpretazioni, molte delle quali decisamente in contrasto con le libertà degli utenti.
Le parti che però più fanno discutere sono quelle che riguardano "l'attribuzione di specifici profili di diretta responsabilità civile, amministrativa e penale all'operato dei prestatori di servizi della società dell'informazione" che sembrerebbe rendere di fatto i provider (per esempio YouTube) responsabili dei contenuti che ospitano e l'"attribuzione di poteri di controllo alle Autorità di Governo ed alle Forze dell'ordine per la salvaguardia su tali piattaforme telematiche del rispetto di norme imperative, dell'ordine pubblico, del buon costume, ivi inclusa la tutela dei minori", definizione piuttosto generica e che può includere tutto e il suo contrario.
Inoltre, nonostante il Ministro Bondi avesse chiaramente dichiarato che tutta questa materia sarebbe stata trattata insieme al cosiddetto "Popolo della Rete" e che non sarebbero state prese misure persecutorie verso gli utenti, la proposta attribuita alla Siae esplicita chiaramente la "previsione di sistemi sanzionatori prevalentemente di natura civile ed amministrativa, nonché di natura penale per i casi di più gravi violazioni, intendendosi per tali non solo quelle di interessi maggiormente rilevanti, ma anche quelle caratterizzate da ripetitività, abitualità, professionalità,con particolare riferimento al settore economico e tributario", ossia la possibilità di perseguire penalmente i cosiddetti "grandi condivisori".
Insomma, quanto emerge dal documento sembra un pastrocchio ambiguo pensato apposta per poter salvare la faccia lasciando ampiamente mano libera al governo - delegato per l'attuazione delle norme - nel decidere come attuarle. Naturalmente esiste sempre la possibilità che dietro ci siano delle ottime intenzioni per riformare una legislazione arcaica, ma i precedenti non fanno ben sperare.
Ciò che più ancora infastidisce è però rilevare come ciò che doveva diventare materia di pubblico dibattito stia invece venendo trattato in gran segreto: se il file Pdf incriminato non fosse venuto alla luce, forse ci saremmo trovati con una legge in discussione al Parlamento prima che se ne sapesse qualcosa.
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