Mentre i concessionari litigano per conquistarsi un posto in prima fila ma si accordano sulle tariffe, il Governo decide di non decidere e prende tempo.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-04-2007]
L'Autorità Garante per le Telecomunicazioni ha messo a punto la "consultazione pubblica" sulla separazione della rete fissa di Telecom ed ha deciso di darvi inizio entro fine aprile. Nei due mesi successivi -tanto dovrebbe durare la "consultazione"- si dovrà verificare la "nuova situazione che si determina sulle reti di nuova generazione che possono ricreare una situazione di concentrazione" stando al presidente dell'Agcom Corrado Calabro', per il quale l'apertura dell'ultimo miglio sarebbe già perfezionata.
Forse a lui o a qualcuno dei suoi stretti collaboratori non è mai capitato di dover passare da un gestore all'altro, o forse i politici sono come gli animali della Fattoria "un po' più eguali degli altri"; a prescindere dalla risibile ipotesi che si possa "ricreare una situazione di concentrazione" laddove separazione e decentramento mai ci sono stati e purtroppo forse mai ci saranno. Perché magari si possono cambiare i cavalli alla stazione di posta, ma la vettura resta sempre la stessa: cigolante, scalcinata e tenuta assieme col fil di ferro.
La bella pensata è stata esposta nel corso della tavola rotonda indetta per confrontarsi su "Identità, Reti e Interessi Nazionali" nel corso della quale si sono verificati alcuni fatti significativi. In primis, Calabro' ha chiarito che, per quanto attiene le reti di nuova generazione occorrerà una "verifica specifica"; il che vuol dire rimandare il problema della decisione a dopo l'estate, cioè a quando il Governo -se sarà ancora in carica- avrà ben altri problemi da risolvere. In secundis, bisognerà vedere se l'Autorità Grarante avrà la forza di far rispettare le regole e non far litigare i cani attorno all'osso.
Rimandare all'estate (o meglio all'autunno, ma di quale anno?) significa accantonare i problemi con l'aria di voler fare qualcosa per risolverli. Linguaggio politichese per soluzioni politiche; ma all'italiana, tanto per cambiare. Mentre il resto del mondo corre e l'Europa cammina, noi continuiamo a zoppicare penosamente; scarpe sfondate che mostrano calzini sporchi e rattoppati alla meglio, appoggiati ad un bastone fradicio che si vuole dividere in due, di modo che -evangelicamente- la mano destra non sappia ciò che fa la sinistra.
Così degli inciampi e scivoloni si potrà a scelta incolpare il sentiero, una della gambe o il destino; tutte cose cioè sulla quali non è possibile intervenire. A cambiare scarpe e bastone, nessuno dei politici pensa; e se anche ci pensasse, l'idea gli potrebbe venire solo di notte, sotto forma di incubo.
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