La commissaria europea Reding denuncia al Senato l'arretratezza del nostro Paese rispetto alla diffusione della banda larga.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-10-2006]
Viviane Reding, commissaria dell'Unione Europea per le Tlc, non ha risparmiato niente agli italiani durante la sua visita al nostro Paese che si è conclusa con un'audizione al Senato della Repubblica.
Per la Reding le tariffe del roaming sono ancora troppo alte: cioè il costo di una telefonata con il telefonino (di tutti i gestori) quando un italiano va all'estero, soprattutto in Europa, è ancora troppo alto, senza giustificazioni e decisamente più elevato della media europea, nonostante le raccomandazioni della stessa Unione Europea di calmierare le tariffe.
E' altrettanto vero che tutti i gestori mobili italiani hanno predisposto delle tariffe speciali per chi va all'estero che riducono questi costi ma non tutti lo sanno (ci piacerebbe sapere i dati di quanti le sottoscrivono) e, comunque, hanno un costo e non si vede perché non si possano ridurre le tariffe ordinarie. Questo è un dato più interessante per gli italiani piuttosto che la polemica se Tim debba rimanere italiana o no.
Il richiamo della Reding alla realtà italiana ci richiama a quanto il governo vuole fare (o non fare) sulla diffusione della banda larga, che anche nel programma elettorale dell'Unione risultava essere una delle grandi infrastrutture indispensabili per lo sviluppo del Paese al pari di autostrade e ferrovie, per cui la Finanziaria reperisce fondi aggiuntivi, mentre lo stanziamento per la banda larga è limitato al Mezzogiorno in misura decisamente ridotta.
Non vorremmo che gli italiani debbano rimpiangere Stanca e il suo famoso bonus fiscale sugli abbonamenti a banda larga; ma è spiacevole notare un'assenza di politiche su questo. Anche il taglio dei trasferimenti agli enti locali come Regioni, Provincie, Comuni non aiuterà certo questi soggetti a intervenire, invece dello Stato centrale, dove i privati non vogliono arrivare per mancanza di ritorni consistenti e immediati.
Sempre la Finanziaria prevede che il taglio di circa il 3% del cuneo fiscale a favore degli imprenditori, cioè meno oneri sociali, non venga applicato alle imprese di servizi di telecomunicazioni. Questo contrasta con lo sforzo, dichiarato dal governo, di incentivare le imprese ad assumere a tempo indeterminato e con rapporto di lavoro dipendente: sono proprio le imprese di telefonia, nei call center, a essersi servite in questi anni di co.co.co e co.pro precari per risparmiare sul costo del lavoro.
Sarebbe stato invece opportuno legare degli incentivi alle imprese di Tlc finalizzate, con controlli rigorosi, allo sviluppo della banda larga nelle zone finora scoperte.
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