L'ex presidente e amministratore di Unipol è anche consigliere di Telecom Italia. Perché Tronchetti Provera non ne sollecita le dimissioni?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-01-2006]
Giovanni Consorte si è dimesso dalle cariche di presidente e amministratore delegato di Unipol Assicurazioni, da presidente e amministratore delegato di Finsoe, la finanziaria che controlla Unipol, e da vicepresidente di Unipol Banca.
Lo ha dovuto fare per le gravi accuse che sono state formulate nei suoi confronti: associazione a delinquere, aggiotaggio, appropriazione indebita. Ha commesso gravi scorrettezze nel tentativo di scalata alla BNL, in collaborazione con Fiorani, il banchiere accusato di aver utilizzato personalmente perfino i soldi dei correntisti deceduti della Popolare di Lodi. Potrebbe perfino essere accusato di aver corrotto dei magistrati perché violassero il segreto istruttorio e giudiziario.
Inoltre deve rispondere del fatto di aver ricevuto venticinque milioni di euro in nero da Gnutti, principale azionista di Telecom Italia insieme a Marco Tronchetti Provera, definiti come compensi per "consulenze" quando Tronchetti Provera e Gnutti acquisirono da Colaninno il controllo della finanziaria Olimpia e quindi di Telecom Italia.
Ricorderanno Consorte soprattutto i suoi dipendenti del call center della Linear Assicurazioni, la compagnia telefonica dell'Unipol, per il pugno di ferro e l'insensibilità con cui gestì, anni fa, una vertenza sindacale che evidentemente già allora era una "cosa non di sinistra".
Molti non sanno che Giovanni Consorte è anche componente del consiglio di amministrazione di Telecom Italia, la più grande azienda italiana e il maggior gestore telefonico del nostro Paese; siede non come consigliere indipendente ma come rappresentante dell'azionista, o meglio degli azionisti di maggioranza, cioè Olimpia, cioè Tronchetti Provera e Gnutti.
Consorte è senz'altro nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia più per volontà di Gnutti che non per Tronchetti Provera; ma dispiace che Tronchetti Provera non gli abbia ancora pubblicamente chiesto le dimissioni: si è trattato di una grave mancanza di stile.
Si spera che l'uscita prossima di Consorte da Telecom Italia segni in essa un'inversione di tendenza: meno finanza, meno attenzione solo al profitto, più attenzione a consumatori e utenti. Ma probabilmente tutto ciò rimarrà solo un velleitario auspicio.
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