Potere a chi consuma

Per far ripartire l'e-business in modo equo, concreto e definitivo, servono scelte coraggiose. Esempi dalla rete.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 05-10-2003]

In un articolo precedente ho elencato i pregi e le possibilità dell'economia in rete. Un'opportunità di costruire un sistema più efficiente e più equo per i consumatori, per la nascita di un consumo critico, consapevole ed eco-sostenibile. La seconda rivoluzione della net-economy, però, non dovrà più essere imperniata sulle borse e sul sistema finanziario, pena un secondo, clamoroso ed irreversibile fallimento.

Il centro di questo sistema dovrà essere il consumatore, la sua libertà di scelta e di orientamento del mercato. Questa è una scelta, badate bene, veramente rivoluzionaria. Sovverte l'attuale status quo perchè comporta da parte delle aziende, delle multinazionali, dei governi, la perdita del potere.

Lasciare al consumatore tutto il potere, la libertà di decidere che cosa, come, quanto e quando acquistare, è l'unico atto di coraggio che potrà lanciare la net-economy in maniera definitiva.

Curiosando in rete, si possono trovare alcune proposte interessanti, come quella di Danilo Moi, su rekombinant. L'aticolo identifica nell'atto del pagamento uno dei principali ostacoli ad una net-economy diffusa e partecipata. La carta di credito è appannaggio di una frazione limitata della popolazione, l'utilizzo del conto corrente postale troppo macchinoso.

Soprattutto, i flussi dei pagamenti sono tutti orientati in un solo verso: dal privato all'azienda. Solo quando sarà possibile per chiunque pagare ed essere pagato, le transazioni subiranno l'impennata. La proposta, che utilizza il telefono cellulare come medium, è modificabile e perfezionabile a detta dello stesso autore, ma il concetto è valido. Modificare gli attuali sistemi di pagamento, considerando l'utente non solo come fonte di denaro da drenare, ma come soggetto attivo. Dargli quindi maggior potere.

Diverso per molti aspetti, ma non per le motivazioni di fondo, è l'approccio di Tiziano dal Farra e Loredana Trevisani di Wine@home, che propongono il 2+5%. La domanda è questa: come fare per rilanciare l'e-commerce dal punto di vista sociale, per avvicinare le masse di consumatori critici, il cosiddetto "popolo di Seattle", a una net-economy dal volto umano?

Secondo la proposta di Wine@home, tutti gli e-shop, i negozi ed i produttori che aderiranno, si impegnano a versare il 2% dell'introito lordo ad una ONG o Onlus a scelta del cliente, oltre al 5% dell'introito netto (al netto delle spese vive documentate), in maniera perfettamente trasparente. In questo modo una parte sensibile degli oneri commerciali e distributivi che l'e-shop risparmia sarà impiegata per scopi costruttivi.

I consumatori sensibili a certe istanze preferiranno il circuito del 2+5% (per ora non ci sono appellativi più fantasiosi) perchè, a parità di prezzo, daranno un serio e reale contributo ad una ONG. Le aziende che adotteranno questo strumento si troveranno una consistente riduzione di costi promozionali e (se opereranno on-line) distributivi. Questo differenziale di costo non verrà incamerato dal venditore, ma andrà a finanziare un'entità che il cliente ha il potere di scegliere.

Il 2+5% è una proposta specifica: costituire un "polmone permanente" di finanziamento di iniziative sociali, basandosi sulla libera scelta del consumatore e sull'esagerato valore aggiunto assorbito attualmente dai canali commerciali-distributivi. Precisa nei suoi intenti, semplice, di immediata attuazione ed estensibile globalmente su tutto il mondo.

Potrebbe mettere in movimento la massa dei consumatori critici, che in qualche maniera si riconoscono nel Movimento. Potrebbe consegnare un enorme potere finanziario nelle mani di organizzazioni pacifiche e senza scopo di lucro (pensate se fossero loro a fare pressioni sui legislatori, invece delle nostre amiche multinazionali).

Per la prima volta il ruolo dei consumatori è centrale: non siamo coinvolti da un'abile campagna di promozione, o dalla localizzazione ottimale del punto vendita, ma da una libera scelta dell'utente, orientata dal passaparola. Il lavoro commerciale lo attua il consumatore, che però non riceve un premio per esso (sigh), ma ha comunque il potere di destinarlo a chi gli pare. O meglio, utilizzando le parole di Tiziano: l'inedito potere di indirizzare le mosse di un'azienda dall'esterno.

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (3)

federico
1 problema x volta Leggi tutto
6-10-2003 11:28

Michele Bottari
Deve essere così Leggi tutto
6-10-2003 08:46

Magari fosse così Leggi tutto
5-10-2003 14:01

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