Continuano incessanti le battaglie contro le libertà: in nome della presunta tutela del copyright, sono a nuovamente a rischio le libertà digitali degli utenti, nonché il futuro dello sviluppo e della ricerca nel campo informatico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 26-04-2003]
Si parla di brevetti sul software prodotto da ogni singola azienda, dalla più grande alla più piccola realtà presente sul mercato. Ogni singola azienda del settore, prima di immettere un software sul mercato, dovrà interessarsi dell'European Union Copyright Directive. L'EUCD è una direttiva europea per la "tutela del copyright", dei brevetti sul software. In altri termini è la copia di una legge americana: Digital Millennium Copyright Act.
L'idea di fondo è rivolta alla difesa dei diritti dei programmatori e principalmente al codice di programmazione utilizzato in un qualsiasi programma. Se un programmatore crea una funzione che nessuno ha mai creato prima, la può brevettare. E chiunque utilizzerà quella funzione pagherà delle royalties al proprietario. Si parla anche di poche righe di codice, non c'è bisogno di un programma intero.
Alla fine, i primi a mobilitarsi sono stati gli stessi programmatori. Oggi come oggi, per un programmatore americano, è quasi impossibile scrivere linee di codice di un programma senza imbattersi in una funzione già brevettata da altri, senza possibilità di aggirarla in altro modo.
La tesi del professor Lessig è sostenuta in pieno dai programmatori americani. Loro avrebbero dovuto essere le persone tutelate da questa legge: invece di essere tutelati sono i primi a subirne le restrizioni. Sotto accusa è la cosiddetta "brevettabilità illimitata" (che, guarda caso, è proprio il punto di crisi del modello americano) tanto voluto dalle grandi major e corporation, quanto contestato da esperti e operatori del settore.
Nella direttiva, infatti, è prevista la possibilità di dare dei brevetti anche per brevi porzioni di codice, puntando così a favorire la grande industria e penalizzando i produttori indipendenti e i piccoli sviluppatori. Se facciamo riferimento a un gigante del settore, ad esempio, IBM, grazie alle migliaia di brevetti posseduti praticamente in ogni campo, può farla da padrone sulle relative licenze d'uso. E così si porta il mercato dell'informatica verso il blocco.
Negli USA ormai se ne parla da tanto. Stanno mandando degli avvisi, indicano il pericolo. Ma le major americane fanno orecchie da mercante. E lo stesso l'Italia e altri Paesi europei (unica esclusa la Finlandia che ha già rispedito al mittente la direttiva). Si rimane indifferenti anche al fatto che si tratta di una direttiva contestatissima (soprattutto dai programmatori che dovrebbero essere invece i primi beneficiari) e che oltre tutto riprende molte delle norme ammazza libertà digitali del più famoso Digital Millennium Copyright Act (DMCA) statunitense.
Tutte le lotte, le petizioni, le campagne di informazione fatte, tutti gli avvertimenti non sono serviti a molto: a fine marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che recepisce nell'ordinamento italiano la direttiva EUCD. Per tentare di riprendere la situazione, per i programmatori rimane solo un unico spiraglio: la data di dicembre 2004. In quel periodo la Commissione europea presenterà al Parlamento europeo la prima relazione sugli effetti prodotti dall'EUCD. In quella direzione si muovono FFII e Eurolinux per evitare che nei prossimi mesi l'Unione Europea proceda alla temuta ratifica.
Qualcuno forse non si rende conto delle conseguenze disastrose per l'intera società: dal blocco dell'innovazione tecnologica, alla diminuzione della libertà nell'uso dei dispostivi digitali da parte degli utenti, dall'impossibilità per i programmatori (si parla di qualsiasi linguaggio di programmazione) di rilasciare codice senza avvocato alle spalle, a una probabile implosione del mercato informatico. Come sempre, un altro pezzo di libertà se ne va...
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