Dieci domande alla Siae

Nei giorni scorsi la Siae aveva pubblicato un elenco di dieci domande. Da Wikimedia arriva una risposta, con dieci controdomande.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 15-07-2011]

wikimedia

Antefatto: l'altro ieri, la Siae ha pubblicato sul proprio sito una sorta di appello, consistente in un elenco di dieci domande e seguite da una lunga lista di firme di personaggi più o meno noti.

Nell'appello, Siae e Confindustria auspicano che il regolamento AGCOM, nella sua definitiva formulazione, possa risultare realmente efficace. L'appello è stato pubblicato anche su alcuni quotidiani italiani.

Oggi risponde l'associazione Wikimedia Italia, "felice di notare come la SIAE abbia ancora una disponibilità finanziaria sufficiente per acquistare pagine di pubblicità sui quotidiani e porre agli italiani dieci domande.".

Wikimedia continua: "Nella nostra associazione purtroppo non siamo così ricchi; abbiamo però preparato anche noi dieci domande in risposta alle loro."

Di seguito, l'elenco delle dieci domande di Wikimedia.

1) Perché la SIAE continua a non distinguere tra proprietà intellettuale e sua remunerazione, facendo credere che quest'ultima sia obbligatoria e impedendo all'autore di scegliere se e come farsi pagare?

2) Perché la SIAE continua a parlare di "furto" della proprietà intellettuale (cioè lo spacciare per propria l'opera creata da altri), quando in realtà spesso si tratta solo di virtuale ed eventuale mancato incasso delle royalties?

3) Perché la SIAE ritiene che l'immissione illegale di opere protette da copyright non possa essere perseguita e punita dalla magistratura (unico organo costituzionalmente preposto all'amministrazione della giustizia), come ogni altro illecito, e plaude al provvedimento AGCOM che porta in pratica alla giustizia fai da te?

4) Come si pone la SIAE di fronte agli enti che offrono connessioni Wi-Fi gratuite, e che potrebbero così implicitamente contribuire al download illegale di contenuti?

5) Perché la SIAE ottiene soldi (il cosiddetto equo compenso) dai supporti di memorizzazione, indipendentemente dall'uso che ne farà l'acquirente? Dove sarebbe il servizio specifico da lei prestato e che dovrebbe essere remunerato ?

6) Perché ci sono molte aziende e servizi (iTunes, BookRepublic, Sugaman...) che operano nel settore della cultura e che riescono tranquillamente a sfruttare Internet per il proprio lavoro, mentre la SIAE non sembra riuscirci? E perché oltretutto tale incapacità dovrebbe essere fatta pagare agli utenti della rete?

7) Perché nessuno si chiede perché la SIAE voglia creare una contrapposizione tra autori e produttori di contenuti e utenti?

8) Perché la SIAE non vuole nemmeno sentir parlare delle licenze d'uso Creative Commons, che nelle loro varie versioni danno al produttore di contenuti la libertà di scegliere se e come ottenere quella che lui ritiene un'equa remunerazione per la propria opera tutelando al tempo stesso la proprietà intellettuale?

9) Perché l'industria italiana della cultura si arrocca su posizioni di rendita nate secoli fa, e non si rinnova per creare contenuto e valore sfruttando le tecnologie attuali che ampliano enormemente il mercato ma richiedono uno sforzo iniziale per adeguarcisi?

10) Perché in Italia c'è un monopolio di fatto (vedi articolo 180 della legge 63/1941) della SIAE, e gli autori sono sostanzialmente costretti a iscriversi a SIAE per tutelarsi?

La conclusione di Wikimedia è amara: "Chissà se qualcuno risponderà!"

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenti all'articolo (ultimi 5 di 37)

hai detto tutto! (alcuni anni fa se ne parlò anche qui su Zeus di lobbies che premevano - in eu - per un brevetto sulla conducibilità elettrica del corpo umano, brevetto che fu rifiutato grazie all'ingresso dei Paesi dell'est che votarono contro) Leggi tutto
1-8-2011 10:18

Guarda che ricalca (per filo e per segno) i principi della vecchissima legge che avevamo! Persino dei trattati internazionali (allora erano stranieri) che erano vigenti prima dell'UE. Niente di nuovo sotto il sole! Il guaio NON è tutelare i diritti, che sono sacrosanti, ma distorcerli e guarda-caso la UE non parla per niente delle... Leggi tutto
30-7-2011 11:38

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30-7-2011 10:43

ECCO! Il problema NON è aver dato un regolamento alla UE (che poi siamo sempre in democrazia quindi noi) o altro. Perchè la cosa sarebbe successa lo stesso anche senza UE, infatti si è obbligato nell'adeguare ma come si vuole. Infatti si sono ritrovati i nostri legislatori in linea con la LOBBIS del copyright. Questo è il vero cedere... Leggi tutto
29-7-2011 13:16

:lol: invece questo tuo estrapolato mi sembra poco interpretabile: o i vari stati membri hanno già una legislazione sulla stessa onda o si devono adeguare. e, per me, un obbligo di adeguamento (o "armonizzazione europea" se preferisci) è aver ceduto la propria sovranità. del resto è la rete stessa, essendo globale, che... Leggi tutto
29-7-2011 09:36

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