Riduzione allo stato laicale e scomunica per chi registra una confessione sacramentale e la trasmette in Internet: è la nuova legge della Chiesa.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 20-07-2010]
La Santa Sede ha annunciato in questi giorni una serie di modifiche alle sue "norme penali" interne che hanno richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media per la maggiore severità con cui si vogliono punire gli atti di pedofilia da parte di ecclesiatici, per l'introduzione del nuovo reato di detenzione di materiale pedopornografico da parte di ecclesiastici, che prima non esisteva, e dell'introduzione del reato di ordinazione sacerdotale di donne.
Tra queste novità legislative esiste anche la creazione di una norma specifica che punisce chiunque dovesse registrare con mezzi tecnici e degli strumenti di comunicazione sociale il contenuto della confessione: le parole del celebrante, cioè il confessore, e quelle del penitente che si confessa.
La pena può arrivare fino alla scomunica e alla riduzione allo stato laicale del prete che dovesse farlo o del penitente. Il processo ecclesiastico si dovrà tenere a Roma presso la Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santo Uffizio).
Già oggi se l'autorità giudiziaria vuole mettere sotto controllo i telefoni o installare una cimice a casa di un vescovo deve, secondo il Concordato, avvisare il Vaticano.
Dal punto di vista civile chi dovesse registrare una confessione e trametterla potrebbe essere accusato di trattamento illecito di dati riservati personali, turbativa di funzione religiosa, vilipendio alla religione ma anche violazione di domicilio, violenza privata e intimidazione.
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