Ne "Il Venerdì di Repubblica" del 5 aprile si legge un articolo dedicato a Dmitry Sklyarov, dal titolo "Il paladino del cyberspazio". Però il ritratto che se ne trae è piuttosto quello di un ladruncolo: l'ennesimo esempio di informazione blasonata ma, a dir poco, approssimativa.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-04-2002]
Chi segue Zeus News conosce bene l'allucinante disavventura di Dmitry Sklyarov, esperto di crittografia e autore di un programma in grado di superare il sistema utilizzato da Adobe per "proteggere" i propri ebooks.
Sklyarov, cittadino russo, realizza il programma a Mosca, dove risiede, e dove la legge sul copyright è più permissiva di quella statunitense. Il software, messo in vendita via Internet dalla Elcomsoft, la società moscovita alle dipendenze della quale egli lavora, provoca le ire di Adobe, che, negli Stati Uniti, sporge denuncia contro l'azienda e il suo dipendente. La Elcomsoft ritira immediatamente il programma dal commercio; tuttavia Dmitry, recatosi a Las Vegas nel luglio 2001 per partecipare ad un convegno sulla crittografia, viene arrestato dal FBI subito dopo la sua relazione, dedicata alle ridicole falle presenti nei sistemi di protezione comunemente utilizzati nell'editoria elettronica.
Immediata la nascita di un forte movimento di opinione, coordinato dalla Electronic Frontier Foundation, in sostegno di Sklyarov: la Adobe, per far cessare il biocottaggio dei suoi prodotti messo in atto dai numerosi sostenitori della libertà digitale, ritira la denuncia e Dmitry è rilasciato su cauzione. Tuttavia, non gli è permesso di lasciare la California, dove hanno luogo le udienze preliminari del processo a suo carico. Le accuse, peraltro infondate in quanto Sklyarov non ha commesso alcun reato negli U.S.A., vanno dalla violazione del DMCA, la legge statunitense sul copyright, alla cospirazione, per una pena totale di 25 anni di carcere e una sanzione di oltre 2 milioni di dollari.
Questa la cronaca; ma ecco ora l'articolo de "Il Venerdì". Le inesattezze sono molteplici, a cominciare dal nome di Sklyarov, che non è "Dimitri", bensì Dmitry, senza la prima "i" e con la "y" finale. Inoltre la pena carceraria inizialmente prevista per lui non è una "condanna a vita", bensì 25 anni, come si è detto. Il processo, poi, prosegue ora esclusivamente contro la Elcomsoft: Dmitry è prosciolto dalle accuse e non vi è più alcun procedimento aperto "a suo carico", come invece si sostiene su "Il Venerdì".
Ma il peggio sta nella descrizione delle circostanze dell'arresto: Dmitry sarebbe stato bloccato dal FBI "mentre tentava di vendere un software...". Questo è assolutamente falso: in primo luogo, egli fu tratto in arresto dopo avere tenuto la sua relazione tecnica al DefCon di Las Vegas; inoltre, non risulta che Sklyarov abbia mai "tentato di vendere" alcunchè. Egli ha realizzato il programma cracker in qualità di tecnico alle dipendenze di un'azienda, i cui dirigenti, intraviste interessanti possibilità di business, hanno tentato di sfruttarle. La frase tratta dall'articolo de "Il Venerdì", invece, lascia facilmente immaginare un losco figuro, cappellaccio calato sugli occhi e bavero alzato, pizzicato a spacciare dischetti contenenti l'ormai famoso grimaldello software, quasi si trattasse di sigarette di contrabbando o, magari, di una "dose".
Strano modo di descrivere chi si è appena definito "paladino del cyberspazio"...
Ora, i sistemi di gestione dei "diritti digitali" sono studiati per consentire agli editori di limitare i diritti degli acquirenti molto più invasivamente di quanto sia possibile con i supporti tradizionali. Ad esempio, si può consentire la lettura di un ebook sul solo computer utilizzato per il download, di fatto impedendo al legittimo proprietario di prestarlo e rivenderlo, o anche soltanto di fruirne su altre macchine. Inoltre può essere inibita la lettura vocale via software, penalizzando i non vedenti. Può essere limitata o esclusa la possibilità di stampare il testo: impossibile leggere l'ebook lontano dal proprio computer... Per almeno tutti questi motivi, Dmitry è davvero un paladino della libertà: libertà di utilizzare nel modo più consono alle proprie esigenze, pur nel rispetto del diritto d'autore, quanto si è pagato e si possiede legittimamente.
L'affermazione che programmi come quello di Sklyarov possano facilitare anche comportamenti illeciti, quali la duplicazione abusiva degli ebook, è fallace: in questo caso la responsabilità deve ricadere su chi utilizza lo strumento al di fuori della legge. Sarebbe bene che, nell'ambito della normativa sul diritto d'autore, fortemente orientata alla difesa ad oltranza di interessi talvolta discutibili, venissero introdotte finalmente norme dedicate alla tutela dei diritti fondamentali di chi delle opere dell'ingegno fruisce, contenendo entro i giusti limiti quelli di chi ne gestisce gli aspetti economici.
A Dmitry Sklyarov le nostre più sincere felicitazioni.
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