La proposta del Ministro dell'Interno avrebbe bisogno di "aggiustamenti". Ma secondo Schifani Facebook è più pericoloso dei gruppi degli anni '70.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 18-12-2009]
Il ministro Maroni ha mantenuto la promessa: durante il Consiglio dei Ministri di ieri, giovedì 17 ottobre, ha proposto un disegno di legge da sottoporre al Parlamento al fine di introdurre norme circa l'oscuramento dei messaggi violenti (e non più di interi siti come sembrava volesse ordinare il decreto legge ventilato in origine) e il reato di "turbativa di manifestazione".
Sfortunatamente per lui non ha trovato l'accordo dei colleghi: ciò significa che, per il momento, la questione resta ferma in attesa di nuove discussioni; pare infatti che i ministri abbiano chiesto di apportare alcune modifiche alla proposta.
La sospensione risulta dunque soltanto temporanea mentre altri esponenti della maggioranza non nascondono certo il proprio livore verso la Rete e i social network, Facebook in primis.
Di fronte a quest'accusa il social network non è certo rimasto silente: "Su Facebook non è permesso pubblicare contenuti minacciosi, promuovere o incoraggiare atti violenti, contro chiunque e in qualunque luogo. Provvederemo a rimuovere qualunque contenuto di questo tenore".
Anche Facebook sembra sostenere quello che per molti è il vero motivo dietro la mancata approvazione del Ddl da portare in Parlamento: le norme per Internet - che siano leggi dello Stato o Condizioni d'Uso del network - già esistono e non è necessario imporre alla Rete altri cavilli.
Al limite si può sostenere che Facebook non abbia agito con tempestività sufficiente, ma è anche vero che i tempi sono stati molto ristretti.
I prossimi giorni saranno decisivi per gli "aggiustamenti" che, secondo il Ministero dell'Interno, il Ddl Maroni dovrà subire prima di tornare in Consiglio dei Ministri: la partita, insomma, resta aperta.
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