La Mpaa ha fatto causa a un sito israeliano di sottotitoli amatoriali per violazione di copyright.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-09-2009]
Gli appassionati delle serie televisive straniere li conoscono e li apprezzano: i fansub, i sottotitoli realizzati gratuitamente da appassionati traducendo opere non ancora localizzate, rappresentano una manna per chi non vuole aspettare il doppiaggio ufficiale o preferisce godersi lo spettacolo in lingua originale.
Esistono diversi siti, anche italiani, dove organizzatissimi manipoli di fan si impongono ritmi di lavoro serrati per realizzare i sottotitoli - a volte già poche ore dopo che una puntata è stata trasmessa nel Paese d'origine - e renderli disponibili gratuitamente per il download via Internet.
Per i produttori televisivi e cinematografici, l'esistenza di questi siti presenta spesso sia lati positivi che negativi: da un lato forniscono pubblicità gratuita al prodotto; dall'altro sottraggono spettatori alle versioni localizzate, dato che i fan più accaniti hanno già visto gli episodi in lingua originale e sottotitolati.
Per dimostrare che non si tratta solo di parole, Alis ha incaricato i propri avvocati di far causa ai tre amministratori di Qsubs - uno dei maggiori siti israeliani di fansub - chiedendo a ciascuno di essi il pagamento di un risarcimento pari a circa 180.000 euro.
L'accusa si basa sull'idea che le trascrizioni di film e trasmissioni televisivi ricadano sotto la definizione di "creazioni drammatiche" e siano dunque protette da copyright; realizzare sottotitoli sarebbe pertanto quasi come copiare un Dvd: infrange il diritto d'autore.
Solo il legittimo detentore dei diritti può distribuire in tutto o in parte le opere, sottotitoli compresi, sebbene dal punto di vista legale non sia chiaro se ciò si applichi anche alle traduzioni realizzate dai fan.
Alis non tollera inoltre che sul sito Qsubs siano presenti copertine di Dvd, poster e immagini prese dai film, materiale egualmente protetto.
I tre accusati hanno sospeso l'attività del sito e nominato un loro avvocato "che ci sta costando un sacco di soldi provenienti dai nostri conti privati". "L'abbiamo fatto per anni e non abbiamo mai avuto un centesimo per i nostri servizi," - continuano - "tutto era gratuito".
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